La prossimità dell’Infinito

Giancarlo Maresca



Medium
Narrazione
Digitale
Genere
Letteratura
elettronica
Anno
2023
Parole-chiave
prossimità, processo del divenire, materia oscura, luce, onde gravitazionali, unità
Processo
Scrittura lineare, Ai generativa in modalità text-to-image

L’articolo desidera parlare di un concetto che si potrebbe applicare alla Fisica, prendendo in prestito alcuni concetti desunti dalla filosofia. Ci si è soffermati sul concetto di prossimità nei confronti della possibilità di ottenere energia pura e illimitata. Per questo ci possono venire in aiuto le onde gravitazionali della materia oscura che sarebbero in grado di sottrarre energia alla luce, la costante della celebre formula di Einstein.

C’è di più. Credo che si possa ricavare altrettanta energia anche dal semplice concetto in cui il caos diventa divenire ma, allo stesso tempo, prossimità alla energia della luce. In questo caso sia il divenire che la prossimità di energia derivata dalla luce possono essere spiegati come impossibilità di determinare il tempo presente.

Infatti, come direbbe Heisenberg, i due termini di paragone del divenire e di prossimità alla energia della luce sarebbero determinati dalla impossibilità di conoscere nel medesimo istante la posizione e la quantità di energia di un elettrone. Ma probabilmente, grazie all’intelligenza artificiale e ai progressi della scienza, tutto questo sarà possibile.



The simplicity of an equation to provide infinite, innovative energy allows for a theoretical display

Per questo articolo sono partito da una considerazione, di natura filosofica, che ho fatto nel corso del tempo. L’essere umano è limitato ma può diventare potente in quanto pura espressione del divenire nei confronti della prossimità.

Occorre quindi sottolineare un nuovo principio in fisica, il concetto di prossimità.
Il concetto di prossimità si potrebbe applicare per l’amore, per l’amicizia, in quanto non pienamente raggiungibili fino in fondo.

Ci sarebbero le ombre ad anticipare la luce della piena consapevolezza che non potrebbe farsi tale perché sarebbe troppo totalizzante fino a diventare distruttiva per la persona stessa.

In questo senso le ombre servirebbero ad anticipare, a livello fisico, la luce, ma dal punto di vista della nostra osservazione, vediamo ombra e luce come un continuum spazio- temporale.

Noi non ci accorgiamo semplicemente che il presente sta accadendo, è immanente, la nostra percezione si rifarebbe sempre alla propria personale esperienza.

Se l’essere umano è limitato, ma può diventare potente in quanto pura espressione del divenire nei confronti della prossimità, (altro concetto da sottolineare in fisica), credo che si possa fare un discorso simile se applichiamo l’energia a questo ragionamento.

Se consideriamo il concetto di prossimità per quanto riguarda il raggiungimento della velocità della luce, credo che si possa sviluppare e ottenere una grande quantità di energia se si è sempre stabili nella prossimità della velocità della luce.

E questo sarebbe possibile se si stazionasse nell’ombra,nella materia oscura, nell’attimo in cui avviene il passaggio alla luce. L’ombra anticiperebbe la luce, e in quell’attimo di prossimità alla luce, in cui l’ombra sta per diventare luce, c’è una grande quantità d’energia.

Alcuni la potrebbero definire come “materia oscura”, che sappiamo essere carica di energia gravitazionale in grado di sottrarre energia alla luce.

Comprendere il concetto dell’ottenere energia pulita, infinita, rimanendo stabili e sempre in prossimità della velocità della luce, nell’attimo in cui l’ombra sta per iniziare a diventare luce, ci può aiutare a creare una energia illimitata, pulita, rinnovabile e necessaria per viaggiare nello spazio cosmico, senza limiti.

In matematica si potrebbe creare una nuova costante: la costante di prossimità rispetto all’effettivo raggiungimento della velocità della luce, partendo dalla materia scura, nel momento in cui sta per avvenire il passaggio, dall’ombra alla luce.

Ecco come io definisco la mia costante di prossimità. Si tratterebbe di una costante “d’azione”, che si traduce in un intervallo di prossimità.

Immaginiamo che sia possibile rimanere costanti in prossimità della velocità della luce.

Per ottenere questa prossimità si può “racchiudere” l’azione costante di prossimità in un intervallo di tempo che può diventare ben definito, grazie alla forza di gravità.

Dopodichè questo intervallo d’azione diventa costante di prossimità rispetto all’effettivo raggiungimento effettivo della luce.

In questo modo possiamo esprimere il processo mediante una semplice equazione matematica:
1^n=1

La prossimità d’azione dell’energia, che si traduce sempre con l’uno, ha in sé un enorme potenziale perché sia l’ombra (la materia scura) che la luce sono compresi entrambi in quell’uno. Ma non solo.

Gli intervalli di prossimità alla luce possono essere infiniti, non esiste un solo intervallo di prossimità di passaggio dall’ombra alla luce definitivo, ma è sempre sul divenire, in tanti modi diversi.

Analizzando il tutto in termini quantistici, possiamo ottenere più intervalli di prossimità d’azione (qualsiasi esponente applicato alla base dell’uno) ma otterremo sempre come risultato l’uno come intervallo di prossimità alla luce, in base al nostro punto di vista, dal punto di vista della nostra osservazione.

L’uomo possiede soltanto un punto di vista rispetto alla realtà, come è stato dimostrato da Heisenberg, il cui principio di indeterminazione afferma che non è possibile determinare con precisione arbitraria e contemporaneamente due variabili coniugate.

Possiamo avere tanti intervalli di prossimità alla luce, per effetto della forza di gravità, in cui la materia oscura moltiplica in modo esponenziale e infinito l’energia, che può diventare infinita e rinnovabile e che è possibile sfruttare perché l’Uno (il singolo intervallo di prossimità alla luce) moltiplicato in modo esponenziale, ci riconduce sempre ad un Uno carico di energia, infinito, quantistico (che la nostra realtà materiale può rilevare come energia) e che è possibile sempre rilevare e sfruttare dalle future centrali energetiche che sfrutteranno questo principio. Dal punto di vista della nostra realtà materiale, dal punto di vista della nostra osservazione, possiamo rilevare soltanto un intervallo di prossimità alla luce.

Alcune ombre (la materia oscura), nate dal sole, nascondono il futuro. Se dalla luce potrebbe essere possibile creare la materia; dalle ombre potrebbe essere possibile anticipare la stessa forza di gravità che agisce sulla materia stessa.

Da questo punto di vista la stessa luce quindi potrebbe essere anticipata, se consideriamo la velocità. Vorrei che tutto fosse elegantemente semplice, come la formula dell’energia di Einstein,
E = mc².

Questo perché, a mio parere, esisterebbe una semplicità grossolana e una semplicità elegante. La semplicità elegante permetterebbe certamente la complessità, a vari stadi, ma ciò non vuol dire ridurre il tutto al puro e semplice riduzionismo.

La “semplicità elegante” nella scienza, potrebbe consistere nella capacità di determinare con il semplice principio di causa ed effetto, gli eventi talvolta inestricabili che impediscono all’uomo di godere della sua felicità, come ad esempio il connubio stretto tra ragione ed emozioni, specie quando queste ultime ci restituiscono una visione multifocale e multicentrica della realtà, che condurrebbe la persona a essere priva del necessario orientamento, per comprendere una realtà che si sta facendo via via sempre più complessa.

nuovi social, i nuovi network favoriscono ulteriormente la frammentazione dell’individuo invece di riportarlo alla coscienza dell’unità, a quel principio di Energia dal quale tutti proveniamo e di cui siamo coautori, per mezzo della luce, e compartecipi allo stesso tempo di un presente fattuale, simultaneo, che descriverebbe la natura stessa della materia, se conservassimo sempre una visione oggettiva della realtà, non determinata dalla esperienza. In questo modo si potrebbe ipotizzare una semplicità elegante di un’unità elevata all’ennesima potenza.

In passato ho avuto degli incontri che ho reputato casuali e poco significativi nella mia vita ma che poi si sono sovrapposti al mio futuro, prima ancora di poterlo conoscere. Tutto ciò mi fa considerare che tracce di un passato esperienziale, vissuto con altre persone, possano segnare il futuro della propria personale realtà.

Si partirebbe dal passato per arrivare al futuro direttamente e il presente sarebbe il frutto di questo “effetto ridondanza” del passato. Immaginiamo il presente come un macchinario, un continuo ricevitore di onde elettromagnetiche il cui eco si deve ricercare nel passato e che lo ritrasmette poi nel futuro, un po’ quando si devono trovare nuovi giacimenti petroliferi.

Da questo punto di vista, immaginiamo che dalla materia oscura ci siano delle emissioni continue di onde gravitazionali, in cui il futuro agirebbe sul passato. La luce che vediamo nelle stelle ne sono una prova, vediamo sempre le stelle in un passato già accaduto, dal punto di vista della nostra osservazione.

Quindi, per un effetto di una ridondanza gravitazionale del futuro determiniamo in modo costante L’Uno, il presente, elevato all’ennesima potenza. Ecco perché abbiamo l’impressione che il nostro presente rappresenti un continuum spazio temporale. Senza interruzioni.

Eppure, il futuro lascerebbe delle zone di prossimità superiori alla velocità della luce, che sono il risultato della ridondanza gravitazionale della materia oscura, che agisce sul passato della luce.

Ma per Heisenberg, per il suo principio di indeterminazione, tutto per noi ci appare come Uno, perché l’intervallo di prossimità, quell’attimo di passaggio tra ombra e luce, tra materia oscura e luce, non potrebbe essere possibile determinarlo in base al nostro punto di osservazione.

Ci apparirà sempre come Uno, un tutt’Uno, ma elevato all’ennesima potenza, dal punto di vista quantistico. I futuri macchinari quantistici potranno farlo, potranno sfruttare l’effetto ridondanza della materia scura, come ho spiegato in precedenza.

Biografia

Giancarlo Maresca, (Faenza, 1981) laureato in italianistica (filologia moderna), insegnante in istituzioni pubbliche in cui ha maturato competenze incrociate e pensiero sistemico.

Giunto alla sua quarta pubblicazione, l’autore afferma come per lui “la creatività lasci sulla battigia tante tracce sparse che ogni artista deve saper raccogliere e riordinare”.

Con “Il Ponte Vecchio” Edizioni ha dato alle stampe le silloge “Specchio d’ombra” (2020) e “Troppo vento dal mare” (2022), “L’armadio e lo Spigo” (2023).