Cavity

Filippo Panichi



Medium
Audio
digitale
Anno
2023
Genere
Composizione basata su rilievo fonografico
Geolocazione
41°52’12.5″N 15°40’48.0″E
Tool di Post-produzione
Forester,
Lyra-8
Mastering
Groundloop Studio, Firenze, Italia

01. 23 13 25
02. 21 45 12 L
03. 21 24 48
04. 21 10 11 L
05. Truer than Reality

Quando mi è stato chiesto di dare la mia interpretazione di alcune registrazioni idrofoniche

da Francesca Giuliani e Lino Mocerino realizzate sulla Laguna di Varano, in un primo momento ho pensato che fossero perfette così come erano e che perciò il mio contributo sarebbe stato abbastanza rispettoso delle registrazioni originali. Poi ho iniziato ad ascoltare le tracce separate.

Due microfoni a cardioide per registrare ciò che accadeva sulla superficie dell’acqua – nel nostro mondo – e quattro idrofoni a contatto per prendere nota di ciò che accadeva sotto il pelo dell’acqua, la cui percezione è estremamente limitata ai sensi umani. Un habitat adatto a strani crostacei dotati di sette occhi e ad altri esseri che popolano il benthos di un biotipo resiliente da eoni, secondo i racconti dell’IRBIM-CNR riportati da Lino.

Dato che cercavo di immaginare il paesaggio sonoro di un luogo dove non ero mai stato è stato naturale per me provare a spazializzare i 4 idrofoni come se fossero 2 tracce stereo, ma ho subito notato che anche se il risultato era affascinante (e di qualche utilità per i ricercatori) era già una falsificazione della realtà, perché gli idrofoni non visualizzavano correttamente il canale sinistro e destro: sott’acqua avrebbero potuto essere ovunque.

L’altra cosa che mi è venuta in mente è che non sembravano suoni subacquei: sott’acqua non c’è riverbero e mentre il nostro mondo superiore era abbastanza silenzioso, come lo è quando è privo del rumore antropico, c’era molta vivacità movimento giù sotto dalla parte dei giovani cefali, per lo più catturati come piccoli clic e graffi provocati dai colpi delle loro code sui microfoni in una danza sincronizzata, una sorta di respiro ciclico.

Mi è tornato in mente il workaround di Irving Solomon Teibel sul suono del mare. Gli ci sono voluti diversi tentativi con le migliori tecniche per ottenere il risultato desiderato, sovrapponendo varie registrazioni provenienti da location differenti. E ho deciso di seguire quella strada. Se dovevo creare un falso, tanto valeva renderlo tecnicamente falso, ma emotivamente autentico.

Con qualche riverbero tutto diventava più vivo, sfruttando il potenziale del documento e della creazione. Mi ci sono addentrato, esplorandone la foresta di nodi di “Forester”, un elegante software basato su Max MSP. I diagrammi di Venn dell’interfaccia grafica realizzata da Leafcutter John mi hanno consentito di trattare le singole tracce navigando tra i suoni di in un’ambiente quasi “tattile”.

Poi, la non linearità delle voci di “Lyra-8” su due dei quattro brani. Controllando “Forester” con l’altra mano, mi sono lasciato scivolare simbioticamente nell’arborescenza organismica di questo synth analogico: una presenza che trova una ragione in alcuni eventi accaduti all’improvviso nella mia vita – nella mia nicchia – perché come hanno cambiato tanto me quanto il mio lavoro.

Biografia

Filippo Panichi, nel tempo trascorso da ormai lontani esordi come chitarrista in band di chiara fama (Cries, OBO, Quinlan, NEMA) si è man mano trovato meglio come organizzatore di suoni, catturati o prodotti nelle maniere più disparate.

Microfoni, sintetizzatori, strumenti musicali e non, oggetti scelti a volte per il loro valore affettivo, sono lasciati suonare più che suonati con tutta l’irregolarità dell’analogico e i glitch del digitale.

Il risultato somiglia nella maggior parte dei casi a quello che le persone serie chiamano improvvisazione elettroacustica.

Fa parte, insieme al chitarrista e sperimentatore Jeff Gburek del duo Conspiracy Therapists, sempre che esistano davvero. È attualmente in corso una collaborazione con Vittorio Nistri (Deadburger Factory, OSSI).